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A metà distanza tra Pavia e Fidenza si trova Piacenza, la meno blasonata delle province emiliane ma non per questo meno interessante dal punto di vista gastronomico.
Quindi: cosa mangiare a Piacenza e dintorni?
Questo è il racconto di quattro locali, tanto pop quanto genuini, e altrettanti consigli su cosa vedere o acquistare prima o dopo i pasti rimanendo in zona.

In tutti i locali abbiamo assaggiato i Pisarei e fasò, il piatto simbolo di questa zona, ovvero gnocchetti di farina, pangrattato e acqua conditi con sugo di pomodoro e fagioli e lardo. Non ci siamo fatti mancare i salumi, altro vanto piacentino, e bevuto i classici vini ‘beverini’ dei colli piacentini: rossi, vivaci, amabili.

Piacenza racchiude grandi bellezze artistiche e gastronomiche, ma sconta forse il suo essere “terra di passo”, come la definiva nel Codice Atlantico Leonardo Da Vinci: crocevia tra quattro regioni e già dall’antichità stazione di sosta e ristoro per pellegrini, crociati e templari sulla via Francigena.
A meno di due ore da Torino e Milano vale però la pena venirci apposta per una gita estensibile a un weekend nelle sue valli e colline: castelli merlati e borghi arroccati da esplorare, cantine da visitare e degustare, trattorie ruspanti dove assaggiare l’autentica cucina piacentina.

Mangiare in centro a Piacenza: Enoteca da Renato

A Piacenza Renato è (stato) per tanti anni un’istituzione, non solo gastronomica, e la sua cantina con oltre 1000 bottiglie è una delle più fornite in città.

Oggi questa piccola trattoria, proprio dietro Piazza Cavalli con il celebre Palazzo Gotico medievale, è gestita dalla figlia Tiziana, ma l’ingresso fitto di bottiglie ricorda le mescite di una volta, il perlinato in legno scuro alle pareti e le volte in mattoni sono segni inequivocabili della sua lunga storia.
Il menu propone i classici della tradizione: dai salumi ai pisarei e fasò e anolini ripieni di stracotto in brodo, a cui si aggiungono piatti fuori carta aggiornati quotidianamente, come i ravioli ripieni di patate e merluzzo, i cavatelli con zucca e gorgonzola di Angelo Croce (Presidio Slowfood) e la faraona ripiena di fichi e pistacchi.
Noi ci siamo affidati alla tradizione assaggiando i salumi – coppa, pancetta, salame e prosciutto crudo, accompagnati dalla salsa piacentina, insieme a un battuto agrodolce di verdure e peperone giallo con la focaccia di loro produzione.
Continuiamo con la tradizione:

  • Pisarei e fasò, i migliori tra quelli assaggiati nelle varie trattorie
  • Anolini in brodo
  • Cotechino con vero puré di patate
  • Come dessert un denso zabaione “antica ricetta” servito con tocchi di sbrisolona, che profumava di burro e bontà
  • Tutto annaffiato da un buon calice di Gutturnio della casa.

Ci ispiravano molto anche i ‘fuori carta’ come la tartare di cavallo con salsa verde e mousse di parmigiano o le costolette di maialino da latte con panatura al rosmarino e curry.
Toccherà tornare, certi che ritroveremo quei sapori così buoni e quelle medesime atmosfere d’antan.

  • Enoteca da Renato
    Via Roma, 24, 29121 Piacenza PC
    tel. +39 0523 320167
    Chiuso il lunedì e domenica a cena.
    Prezzo medio: 35-40 euro

Da fare prima o dopo
Una passeggiata nel cuore della città da piazza Cavalli fino alla Cattedrale romanica, passando per via XX settembre, per ammirare la cupola con gli affreschi seicenteschi del Guercino.
Poco fuori dal centro cittadino, in prossimità delle mura, un altro esempio di bellezza e maestosità con la cupola di Santa Maria di Campagna: merita una visita per le numerose opere d’arte che ospita, in particolare il ciclo pittorico manierista del primo Cinquecento del Pordenone sulla volta e per le tele barocche di Guido Reni e dei Procaccini.
Chi aveva detto che Piacenza è meno ricca di storia e di arte rispetto alle altre province emiliane?

Mangiare come una volta vicino a Piacenza: Trattoria La Moretta

All’inizio della Val Tidone e a breve distanza dall’uscita autostradale di Castel san Giovanni si trova una trattoria bar di paese come quelle di una volta: televisione sempre accesa, distributore super vintage di noccioline e chewing-gum, video giochi e un’ampia sala interna con rustici soffitti in legno e volte in mattoni.
Pensate che una volta era una stalla: è in attività dagli anni ’70 e oggi è ancora gestito dalle nipoti della prima titolare.
La cena o il pranzo qui non può che iniziare con lo gnocco fritto – pasta lievitata e fritta nello strutto – servito con i classici salumi piacentini (i già citati coppa, pancetta, salame e prosciutto crudo), la giardiniera, la salsa piacentina agrodolce a base di verdure e qualche sperimentazione più contemporanea.

Seguono i primi della tradizione: pisarei e fasò, buoni, e delicati tortelli di magro, dalla splendida forma di culurgiones sardi, con sugo di funghi o cinghiale. Per chi ha un grande appetito assaggiate i secondi: bolliti e arrosti misti, trippa con fagioli, picula ad caval, una versione piacentina con carne di cavallo del chilli con carne tex-mex non sempre così facile da trovare in zona. I dolci sono genuini e casalinghi: ottimo, in particolare, il salame di cioccolato.
Si beve Gutturnio e Ortrugo della Val Tidone e ci si congeda con un bicchierino di Bargnolino: un liquore ottenuto dalla infusione delle drupe di prugnolo selvatico (o pruno spino) dal sapore mandorlato.
Sarà il tasso alcolico, sarà l’atmosfera conviviale, ma alla Moretta si viene soprattutto per fare festa: vi unite anche voi?

  • Trattoria La Moretta
    Località Moretta, 283, 29010 Borgonovo Val Tidone PC
    tel. +39 0523 862551
    Chiuso il lunedì.
    Prezzo medio: 25-30 euro

Da fare prima o dopo
Shopping enologico nella vicina Cantina Val Tidone. L’enoteca, che da poco ha festeggiato i 50 anni di attività, trasforma le uve dei soci viticoltori della valle nei tipici vini piacentini: giovani, fruttati, vivaci e beverini. Dal classico Gutturnio, al Barbera, al Bonarda, al Pinot Grigio, al Malvasia, al Chardonnay, al Sauvignon, al Pinot Nero e all’Ortrugo: la gamma di vini è ampia.
Ecco i nostri consigli di assaggio:

  • Il Pinot nero rosé di Villa Tavernago, finemente spumoso e con sentori di viola e di ribes e lamponi
  • Il Malvasia frizzante “50 Vendemmie” da uve Malvasia di Candia, con sentori di muschio aromatico, salvia, susina matura e fiori di campo.

Mangiare in campagna a Piacenza: Trattoria Bar Belvedere

Immersa nelle colline del Gutturnio, ci si arriva scollinando e superando l’ennesimo castello merlato del Piacentino, il Castello di Magnano: una trattoria di campagna che ha fatto della semplicità uno dei suoi caratteri vincenti.
Il vino che si beve è il loro (acquistabile in bottiglie o fiaschi da 5 litri), i piatti quelli autentici e sostanziali della cucina piacentina.

Si può iniziare con gli antipasti: giardiniera, salumi, torta salata di verdure. I pezzi forti però sono i primi e soprattutto i secondi. Per i primi: pisarei e fasò, ravioli misti (verdi, di zucca e di carne) al burro e salvia, anvéi (anolini) di stracotto in brodo di lesso. Troverete anche ricette stagionali come pizzicotti con farina di castagne ripieni di ricotta e mascarpone con ragù di coniglio e castagne, e i tortelli di ortiche (in primavera) con burro e salvia.

La scelta dei secondi è più impegnativa: noi abbiamo assaggiato un classico, la coppa arrosto, e una loro specialità, il pollo alla crocchè: una sorta di pollo disossato e fritto, più simile alla bistecca alla milanese che non al tipico soul food americano, croccante all’esterno e con una carne tenerissima.

Grande rimpianto per non aver assaggiato lo stracotto di asinella (con polenta), l’anatra arrosto e il gambotto piacentino, un muscoletto di spalla disossato con cotenna simile allo zampone.
Tra i tanti dolci proposti vi consigliamo la torta di robiola con cioccolato: una cheesecake rivisitata in cui trionfa il gusto intenso e salino della robiola, abbinata alla glassa di cioccolato fondente.
Se esiste un posto perfetto per fare il pranzo della domenica, quello è la Trattoria Belvedere.

  • Trattoria Bar Belvedere
    Localita’ Magnano, 22, 29013 Carpaneto piacentino PC
    tel. +39 0523 852880
    Chiuso il lunedì sera e mercoledì.
    Prezzo medio: 25-30 euro

Da fare prima o dopo
Perdersi tra i vicoli e le botteghe storiche di Castell’Arquato, uno dei borghi più belli d’Italia a meno di venti minuti di auto. Il borgo, sviluppato in epoca medioevale sulle prime colline sulla riva sinistra del torrente Arda, non ha subito negli anni grosse modifiche architettoniche e urbanistiche.
Lo mostrano i suoi monumenti più significativi: la Collegiata, splendido esempio di Romanico piacentino con affreschi quattrocenteschi e pala d’altare del ‘700, il Palazzo del Podestà, del tredicesimo secolo, la Rocca Viscontea, di cui restano la struttura perimetrale esterna e le quattro torri difensive perfettamente conservate, il Torrione Farnesiano e la piazza Monumentale.
Tante anche le botteghe alimentari ancora in attività: il posto giusto per acquistare pane casereccio, formaggi, pasta fresca e salumi (tra cui la mitica coppa Igp) come souvenir gastronomico.

Mangiare rane fritte e trippa a 40 minuti da Piacenza: Ristorante Da Rino

Il cartello lungo la provinciale recita: ‘Specialità: rane fritte e trippa’. Questo è stato uno dei pochi casi in cui la scelta del locale non è stata programmata in anticipo, ma ispirata proprio da quel cartello: ho una moglie appassionata di rane fritte e io la trippa la mangio volentieri. Era fine estate e purtroppo una volta dentro scopriamo che quei piatti vengono cucinati per lo più la domenica e dall’autunno alla primavera: abbiamo mangiato altro, e non siamo stati per nulla delusi.

Il locale è piacevolmente retrò con veranda in alluminio anodizzato anni ’80, mobili in legno scuro d’epoca e tovaglie color salmone.
Debutto del pranzo con il classico gnocco fritto – qui lo chiamano torta fritta, come nel parmense – e salumi piacentini: il fritto non era per nulla unto e croccante, come del resto anche la polenta (a tocchetti) fritta, altra specialità del ristorante, servita con un trancio di gorgonzola e mascarpone da vero foodporn.

E poi tris di tortelli e pisarei e fasò per rimanere nel solco rassicurante della tradizione e, viste le temperature ancora molto calde, un vitello tonnato da manuale: carne tenera e sottile e salsa tonnata ben equilibrata, agra e saporita insieme. Un quartino di Gutturnio, vivace e amabile, e in conclusione un semifreddo al cioccolato e crema su base di pan di spagna di loro produzione: semplice, ma buono e goloso.
Occorre venirci nella stagione fredda quando Rino cucina i suoi piatti migliori: stracotto di asino, cinghiale e rane e trippa, galeotte quest’ultime di una gustosa tappa gastronomica.

  • Ristorante Da Rino
    Via Fontana Bacedasco Basso, 61, 29010 Osteria Nuova PC
    tel. +39 0523 895149
    Chiuso il martedì.
    Prezzo medio: 25-30 euro

Da fare prima o dopo
Sali e scendi nel vicino mastio fortificato di Vigolen, a meno di dieci minuti di auto. Anch’esso tra i borghi più belli d’Italia, appare un po’ meno vissuto e più turistico rispetto a Castell’Arquato, ma merita comunque una visita. Feudo della famiglia Scotti, costruito sul crinale tra la valle dell’Ongina e quella dello Stirone in epoca medioevale, conserva la cinta muraria, il camminamento di ronda e la cisterna/ghiacciaia.
Da vedere anche la fontana cinquecentesca sulla piazza interna, la chiesa romanica di san Giorgio e il piano nobile del castello (su prenotazione e solo in visite guidate), dove negli anni venti e trenta la Duchessa Maria Ruspoli de Gramont ospitava, in una sorta di “salotto culturale” personaggi di cultura e alta società del Novecento come Gabriele D’Annunzio e Max Ernst.
Pronti per questo viaggio del medioevo piacentino?

Autore

Giorgio Pugnetti
Giorgio Pugnetti
Si mangia per vivere, ma soprattutto si vive per mangiare. Per leggere, andare al cinema, raccontare, viaggiare. Adoro il rosa, i gnocchi, i dolci alla ricotta e andare in almeno una di queste cinque mete – Sicilia, Giappone, Londra, Napoli, NYC – una volta l'anno.