[Questo post nasce dalla collaborazione con emmi’s, che produce granola artigianale a Bath. Questo post è scritto da Emma, l’ideatrice di emmi’s e con cui abbiamo ideato una sorpresa che potete vedere sul nostro canale Instagram.
La foto in apertura è di @theinteriorphotographer]
C’è un’Inghilterra che non è Londra, ma qui parliamo anche di strategie di sopravvivenza per quando la vita diventa un viaggio.
Ho viaggiato sin da piccola. Non viaggi strabilianti, avventurosi, di lunga tratta, ma tanti piccolo viaggi in giro per l’Italia e per tutta l’Europa con i miei genitori sui camper più vintage che si possano immaginare. Poi, con il fidanzato di turno, obbedendo all’imperativo – non sempre intelligente – “poca spesa tanta resa.”
A un certo punto però, senza quasi che me ne accorgessi, per una serie di vicende personali, mi sono ritrovata a viaggiare meno per motivi di svago e molto di più per lavoro. Da qui, al vizietto dei traslochi frequenti è stato un soffio.
Il più recente è stato da Londra a Bath. Stessa nazione, tutto un altro mondo.
Andare a vivere a Bath
Londra, si sa, è meravigliosa e Londra, si sa ancora meglio, è un po’ tutto il mondo. Quando ti ci trasferisci, senza dubbio hai tutti i sintomi tipici da cambio casa, città, paese, ma sei in un luogo in cui non è così difficile trovare dei pezzettini di quella casa, città, paese che hai lasciato. Allo stesso tempo, tutto il mondo che c’è a Londra è capace di farti sentire un po’ meno straniero. E anche questo, aiuta.
A Bath, invece, straniero ti ci senti eccome. Non c’è accezione negativa, né risentimento nel mio riferimento ai sentimenti dello straniero. Per me, sentirmi straniera significa cenare da Corkage ed essere seduta all’unico tavolo in cui si parla italiano. Significa andare dal macellaio di Larkhall e (sicura di parlare un discreto inglese) dover ripetere sette volte, a cinque diversi commessi (sì, è il macellaio migliore di Bath, ci lavorano quindici persone) di voler acquistare carne trita per i burger, perché la parola burger, come la dico io, proprio non si capisce. Significa pensare di voler acquistare un levriero, così magari faccio amicizia con qualcuno il sabato mattina nel bosco.
A casa, o straniero: cosa vuol dire trasferirti all’estero
Quando ti capita di trasferirti molte volte nell’arco di un periodo di tempo piuttosto breve può succedere che invece di sentirti sempre più a casa ti senti sempre più straniero: ecco, a quel punto hai due strade.
La prima è molto accattivante: puoi vivere ogni giorno come se fossi in vacanza. Non sono così ricca da potermi permettere di non lavorare, sia chiaro. Mi riferisco, piuttosto alla tentazione facilissima di trascorrere tutti i momenti che riesci a ritagliarti liberi dal lavoro a fare la turista. Camminare in lungo e in largo ed esplorare, nel mio caso, soprattutto tutto ciò che di buono la tua nuova città ha da offrirti quando si tratta di cibo.
Vivere a Bath come se fossi in vacanza vuol dire: visitare tutti i mercati, certo il Farmers’ Market, ma anche il mercatino parrocchiale ché magari i biscotti della signora sono una scoperta, uscire sempre a cena, acquistare frutta secca in quattro diversi negozi che offrono lo sfuso e paragonarne la freschezza (per poi decidere che comunque i commessi di Harvest li ami), fare colazione fuori, spesso, alternando il banana bread di Beyond the Kale ai croissant di Thoughtful Bakery. Tanto per fare degli esempi.
Come dicevo, opzione accattivante. Ma con conseguenze disastrose sul bilancio famigliare e soprattutto senza nessun effetto sulla sensazione di essere straniero.
La seconda strada, allora, è quasi diametralmente opposta: costruire poco alla volta delle routine quotidiane, magari che implichino molto tempo trascorso nella tua nuova casa, e che possano darti l’idea di essere arrivata in luogo dove starai (almeno nei tuoi desideri) ferma per un po’.
La routine del risveglio: la granola di Emmi’s
Il momento che trovo più funzionale alla costruzione di una routine è il risveglio: le ore della mattina che precedono l’inizio del lavoro. Se hai una routine mattutina che ti fa stare bene, è molto più semplice convincersi, poco alla volta che per un po’ le cose saranno così come sono e svegliarti con l’idea che il nuovo luogo in cui sei capitata ha qualcosa di buono da offrirti.
Per me, routine mattutina è sinonimo di colazione. Forse avete pensato mi riferissi a quei risvegli all’alba con lo yoga e la meditazione e l’olio di sesamo caldo su tutto il corpo, ma no, le ammiro moltissimo queste routine, ma mi riferivo molto più semplicemente a una routine che è fatta di una lenta e deliziosa colazione.
Questo, più di tutto, mi aiuta a sentirmi a casa nei posti nuovi. Questa è stata una delle spinte a iniziare l’avventura di emmi’s, il mio piccolo food business di granola artigianale. E questo è successo anche nel caso del trasloco a Bath.
Dove mangiare a Bath: i produttori del cuore
Ho scoperto che Bath e la zona circostante sono ricchissime di piccoli produttori che mamma mia che colazioni puoi prepararti a casa: panetterie, fattorie biologiche per latte, yogurt, burro – che sia dolce, salato o fermentato – bacon, piccoli allevatori di galline. Produttori di confetture di stagione.
Ecco, allora, i miei produttori per la colazione del cuore, quella che mi fa sentire che Bath è la mia casa.
the oven
Il punto con il pane di the oven è che è difficile scegliere la ragione principale per cui questa panetteria è insuperabile. Il pane, certo. Tutte le tipologie di pane che producono, a lievitazione naturale e con farine biologiche, sono eccezionali: per nulla acido, con una crosta croccante, alveolato che sistematicamente la confettura mi cade tra i buchi. Grezzo quanto basta. Il mio preferito è quello ai semi: è così ricco di sfumature di gusto da sembrare un biscotto rustico. Vale la pena mangiarlo da solo o con un filo di burro salato.
Ma poi ci sono Angie e Nathan che hanno quell’espressione che io definisco “di chi è in salute” (mente e corpo) e che panificano nel corso della notte presso Hartley Farm, nella campagna a sud di Bath, non lontano da quell’altro gioiellino della valle dell’Avon che è Bradford on Avon. Fanno le consegne nelle prime ore della mattina in bicicletta, attraversando i boschi e resistendo alle salite. E c’è il loro packaging: di quel minimalismo autentico che è ormai così difficile da trovare.
Brown Cow organics
Non disdegno affatto le alternative vegetali ai prodotti caseari, ma resistere allo yoghurt vero è pressoché impossibile se è quello naturale di Brown Cow organics. Premessa: io sono del partito dello yoghurt denso, cremoso e naturale. E questo è così denso, così cremoso e con una sapidità tale che sembra di mangiare formaggio fresco.
Sarà che le mucche Guernsey – originarie dell’omonima isola, una delle Channel Islands e conosciute perché producono un latte con distintive qualità organolettiche e nutrizionali – di Judith e Clive sono allevate al pascolo nei terreni di Perridge Farm. Sarà che la Farm è nell’area meridionale di Mendip Hills, ovvero di tutto ciò che di più meraviglioso della selvaggia campagna inglese potete immaginare. Sarà che vengono munte una sola volta al giorno, per il resto, si rilassano, beate loro. Non dovrei dirlo io, che produco granola, ma lo yoghurt di Brown Cow organics da solo dà il meglio di sé. E solitamente è così che inizia la mia rituale colazione a casa.
New Macdonald’s Farm
Una cosa a cui non ho fatto fatica ad abituarmi, da quando vivo in Inghilterra, è la colazione salata. E quel che mi piace di più della colazione salata sono le uova. Io le amo in particolare alla coque, o in camicia. Così posso intingere il pane di the oven nel tuorlo praticamente crudo. Ecco, le uova devono essere fresche, molto fresche e se sono anche tutte colorate come si fa a non iniziare bene la giornata? Lo ammetto, la fascinazione per le uova di New Macdonald’s Farm è stata inizialmente soprattutto estetica. Sono così esteticamente perfette.
Poi è successo che con l’assaggio mi son dovuta chiedere come abbia fatto a pensare fino ad ora che l’uovo sia un prodotto semplice, dal sapore quasi scontato, sempre uguale a se stesso. Niente di più sbagliato. Adesso lo so. E so anche che i gusci delle uova sono azzurro cielo, bianco burro, marrone chiaro, rosa antico perché Matthew e Lou lasciano che le loro galline, tra cui molte di specie rare a rischio di estinzione, circolino felici e abbiano una dieta variata, responsabile di questo meraviglioso arcobaleno.
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- Ciao, siamo Mariachiara, Giulia e Tommaso: facciamo guide e consigli pratici da consultare per chi ha fame di cose buone a tutte le ore, per godere del viaggio in ogni momento.