Marina Della Pasqua è autrice di La Tarte Maison, tra i foodblog più autorevoli e piacevoli qui in Italia: è la local intervistata da Veronica nella guida a Rimini, non più disponibile. Ma l’intervista è troppo bella per non pubblicarla, perché è un viaggio in una Rimini da gustare.
Ciao, La Tarte Maison è il tuo vero nome?
No 🙂 Mi chiamo Marina, non ho un lavoro fisso ma tanti messi insieme: sono operatrice museale, collaboro nella creazione di eventi e scatto fotografie per aziende del mondo food. Sono nata a Rimini e da 41 anni vivo qui, non lontana dal centro storico, mi muovo principalmente con la mia fedele bicicletta, comprata con il primo stipendio serio nel 2003.
La Tarte Maison, da dove nasce questo nome e che cosa significa per te.
Il nome nasce da un menu scritto a mano sulla lavagna di un piccolo ristorante di Parigi. Quando ho deciso di aprire il blog ho subito pensato ad un nome francese e guardando i piatti scritti su questa lavagna ho individuato quello giusto per me: la torta della casa.
Rimini e i suoi cambiamenti: come la vive un local?
Ne sono entusiasta, vedere cambiare volto alla mia città mi rende orgogliosa. Ancora di più vedere lo stupore negli occhi di chi arriva a visitarla e si sorprende di quanto sia bella.
Lavoro nel museo cittadino e sono spesso a contatto con turisti che restano meravigliati dall’offerta culturale e dalla riqualificazione degli spazi. Il mio luogo preferito in questo momento è la Piazza sull’acqua creata intorno all’invaso del ponte di Tiberio, un punto di vista unico e il più fotografato della città.
Tu che hai uno sguardo molto ampio sui trend legati alla gastronomia e alla ristorazione in Italia, come vedi collocata Rimini nel panorama nazionale?
L’affrancamento di questa città dalla cucina popolare è ancora lontano. Dal punto di vista gastronomico la strada è lunga e nel panorama nazionale non riusciamo ancora a classificarci.
Rimini è una piazza strana, dove le tendenze mutano come l’umore di una donna. Si cercano le novità ma alla fine si continua a paragonarle con la solida cucina della tradizione, molto difficile come competizione.
Restiamo una città di provincia in cui, ad esempio, le cucine etniche faticano ad attecchire così come un tipo di gastronomia di alto livello.
Quali sono per te le più interessanti “experience” che un turista, italiano o straniero, ma anche un riminese, potrebbe fare quest’estate a Rimini e dintorni?
Da turista desidero sempre vivere una città dal punto di vista dei local, scoprire quei luoghi frequentati da chi ci abita, quindi rispondo a questa domanda dicendo quello che effettivamente faccio senza troppi fronzoli e senza descrivere situazioni che in realtà non amo vivere.
Per me l’estate inizia con l’edizione estiva di Matrioska, non un semplice market ma un contenitore creativo in cui vivere un’esperienza unica. Si svolge a maggio in un luogo ogni volta diverso della città. Non manco neanche di fare un’incursione ad Al Mèni, l’evento enogastronomico per eccellenza a Rimini.
Di sicuro vado a vedermi almeno un paio di film nella corte degli Agostiniani in centro storico, un cinema all’aperto che mescola la visione del film con le atmosfere decadenti di un luogo unico. Non mancano gli aperitivi in spiaggia a godersi il tramonto, questi però riservati all’inizio e alla fine dell’estate per vivere da una parte l’attesa e dall’altra la nostalgia della stagione trascorsa senza la confusione dei turisti.
Amo passeggiare nelle serate estive più calde nei piccoli e preziosi borghi dell’entroterra romagnolo, affacciati su una terrazza panoramica. Uno per tutti? Verucchio, che offre un punto di vista spettacolare e anche un festival musicale estivo con un bel calendario.
E, se fino ad ora avete trovato almeno curiosi questi consigli e quindi tra di noi c’è affinità, vi regalo una chicca fuori provincia ma che merita: un giro nel borgo incantato di Monteleone, consultando il calendario dei loro piccoli e perché no, anche romantici eventi o anche per il semplice piacere di bersi un bicchiere di Sangiovese al Circolino.
Quale forma di ristorazione è particolarmente amata in Romagna?
Facile, lo street food o, nello specifico, sua maestà la piada. Da asporto e da mangiare in qualsiasi situazione: al mare, seduti al tavolo del chiosco oppure in piedi davanti a un bicchiere di vino, magari a una delle numerose e ruspanti sagre dell’entroterra. Di sicuro il cibo più iconico che esista per la Romagna.
Quali sono i tuoi posti del cuore?
Per semplificarmi la risposta li metto in ordine per tematica:
- La colazione – Pasticceria Vecchi, Viale Tiberio, 7 Rimini
- Il pranzo infrasettimanale – Panenostro, Viale Amerigo Vespucci, 71 Rimini
- Una pizza – Spaccio, Via S. Patrignano, 31, Coriano RN
- Una cena di pesce – Le Vele, Via Litoranea Sud, 70, Misano Adriatico RN
- Una cena fra amici – Osteria dei frati, Via Comandini, 149, Roncofreddo FC
La piadina è ancora un simbolo forte?
Eh sì, e guai a chi ce la tocca, è la nostra icona e solo noi la possiamo criticare. La ricetta della piada in ogni famiglia è come una preghiera che si ripete a memoria, recitata come una filastrocca. Mille piccole varianti che girano intorno a tre ingredienti: farina, strutto e acqua. E come ogni preghiera ognuno ha il diritto di conservare e recitare la propria e di rispettare le altre.
Ma ancora ci sono eterne discussioni fra gli stessi romagnoli per codificare la ricetta perfetta. Ma con chiunque non sia romagnolo se accenni anche solo la parola “piadina” vedi il loro viso trasformarsi in un’espressione beata e sognante.
Autore
- Ciao, siamo Mariachiara, Giulia e Tommaso: facciamo guide e consigli pratici da consultare per chi ha fame di cose buone a tutte le ore, per godere del viaggio in ogni momento.