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Barcellona oggi è casa mia: vivo qui da cinque anni ormai, assieme al Fotografo che va e viene e a nostra figlia che cresce a cavallo di tre lingue. Qui facciamo la spesa, andiamo al cinema, ci concediamo qualche aperitivo, frequentiamo l’asilo in un dia a dia molto tranquillo che ha tutto il respiro di una grande metropoli e il lusso di una città che sa essere piccola, piccola.

Facciamo tutto a piedi, magari ci succede di non prendere la metropolitana per settimane, salutiamo gli amici del quartiere e conosciamo per nome la signora della panaderia, il gelataio, la pescivendola.
In questi anni abbiamo costruito molte mappe del cuore nella città, disegnando reti di prossimità, ma ingarbugliandole mille e mille volte perché la città cresce e cambia di continuo e con lei cambiamo pure noi.

Per scelta e per affezione conosciamo e pratichiamo meglio la parte bassa della città, la Ciutat veilla, la più antica mentre ci sentiamo un poco perduti nella geometria regolare dell’Eixampe modernista in cui le strade si incrociano perfettamente uguali come nella scacchiera della battaglia navale.

Dolci, caffetterie, latterie: le migliori merende di Barcellona

Caelum

Apritevi le porte del Cielo! Questo indirizzo non è solamente una sala da tè, una cioccolateria, un piccolo luogo delizioso e delicato dove addentare una fetta di torta o sorseggiare un rosolio, è il progetto miracoloso e attento della sua dueña, Conchita, che qui ha raccolto con attenzione i dolci provenienti dai monasteri di tutta la Spagna.
Entrate, sedetevi a un tavolino vicino alla vetrina dove sono esposti i dolci e guardate lo sguardo rapito di chi da fuori guarda dentro: vi sentirete fortunati. Poi prima di andare via date un’occhiata all’antichissima cripta al piano di sotto e portatevi a casa una confezione super-vintage di dolcezze monastiche.
Tiepido d’inverno e fresco d’estate, è praticamente il paradiso a portata di mano, molto vicino alla Cattedrale.
// C/De la Palla 8, quartiere: Gotic

Antic Theatre

Il nome non è retorico, qui si tratta proprio della caffetteria di un teatro (e centro culturale) nel cuore vecchio della città con una sua programmazione regolare, attenta e molto alternativa.
Da fuori non si sospetta nulla: un portone in un vicolo proprio accanto al bellissimo Palau de la Musica Catalana, ma salite le scale si apre un mondo con un giardino d’incanto e i tavolini sparpagliati tra le fronde di un grande fico. Non solo troverete ombra e ristoro dalla calura e dalla confusione della città, ma un posto tranquillo dove leggere o scrivere e potrete vedere da dentro la struttura di un patio-giardino, autentico ma raro in una città che nella sua storia ha sempre avuto problemi di spazio.
Io lo amo soprattutto di giorno, in estate ma anche nel tepore dell’autunno e persino dell’inverno che a Barcellona è in genere molto temperato, ma tenete conto che la sera la “vita” si accende di luci colorate, birrette, cocktails e molta animazione.
// Carrer de Verdaguer i Callis, 12, quartiere: St Pere- Born

Granja Pallaressa

La granja è qualcosa di simile e di analogo a quello che un tempo erano da noi le latterie: piccole rivendite di latte, formaggi dove fermarsi a fare merenda, o colazione. Anna, mia figlia, le adora e le conosce tutte. La sua preferita è la Pallaressa, proprio dietro la Chiesa del Pi: la cioccolata calda (rigorosamente all’acqua) non ha eguali e la panna la portano a secchi. Ci si inzuppano dentro churros fritti, o i più catalani melindros che sono biscottoni simili ai nostri savoiardi.
Credo che sia entrata in qualche guida giapponese perché ultimamente è affollata ragazze dagli occhi a mandorla e qualche volta tocca mettersi in coda. Ma non spaventatevi il locale è grande e la fila scorre veloce; dentro ci troverete camerieri in camicia bianca e papillon, tante nonne con i loro nipoti, gruppi di ragazzi usciti da scuola e coppie di innamorati con baffi di cioccolato sopra a sorrisi beati.
// Carrer de Petrixol, 11

Autore

Maria Teresa Di Marco
Maria Teresa Di Marco
Nata a Venezia un po' per caso ho traslocato spesso e mischiato le carte, finché nel 2008 il cibo non ha preso il sopravvento con il blog La cucina di Calycanthus. Da allora ho scritto, pensato e mangiato oltre una dozzina di libri di cucina.