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Israele è un paese affascinante, arido e ricco di vita al tempo stesso, antico e moderno, proiettato verso il futuro e con radici salde nel passato. Quando mi è capitata l’occasione di passare alcuni giorni a Tel Aviv per seguire l’Eurovision Song Contest non ci ho pensato due volte: sapevo sarebbe stato un altro mondo rispetto a Gerusalemme, città che avevo visitato alcuni anni fa, ma ugualmente affascinante.
Tel Aviv mi ha sorriso subito con le sue spiagge sabbiose, le palme, i grattacieli e gli hotel lussuosi sul lungomare un po’ stile Miami, i suoi ritmi rilassati, la vita notturna vivacissima, il suo essere città lgbt friendly.

Come immaginavo, a Tel Aviv si mangia bene. Dentro le spezie, le verdure fritte (sì, qui si frigge con una certa costanza e passione), i sapori forti, ho trovato tutta l’autenticità e l’accoglienza di un popolo, e anche tanto appagamento per il mio palato.

E per gli occhi: nel piatto è tutto un tripudio di verde, viola, rosso, giallo, ocra, declinati in tutte le sfumature che vi possano venire in mente. I profumi delle spezie e delle verdure regalano il loro fascino alle colazioni, ai pranzi e alle cene, che qui si consumano grosso modo ad ogni ora del giorno e della sera: ho trovato localini che aprono molto tardi e altri già chiusi; una manciata di falafel (polpettine fritte di legumi) o qualche polpetta di kebab lungo la strada avrete modo di trovarla sempre, di certo il problema di sfamarvi a Tel Aviv non lo avrete. Anche con della frutta e dei frullati, o magari con una spremuta di melograno e arancia: fantastica soprattutto se, come è capitato a me, alcuni anziani del posto decidono di offrirtela mentre fai un giro a Carmel Market.

Ricordatevi che per lo shabbat, dal tramonto del venerdì al tramonto del sabato, la città si ferma per questa festa religiosa: non ci sono mezzi pubblici e molti locali sono chiusi, ma è l’occasione per partecipare a una cena dello shabbat al venerdì e godersi il mare il sabato.

Le spiagge di Tel Aviv

Tel Aviv mi ha accolta con un tramonto infuocato sul lungomare, che è letteralmente a due passi dal centro della città. La vista ogni sera regala una colata d’oro sulle onde appena accennate, mentre una notevole quantità di persone si spostano su monopattini elettrici. Sulle piste ciclabili le biciclette hanno ceduto il passo a questi mezzi di trasporto: sono tutti disciplinatissimi nell’usarli e il “traffico” è regolato da semafori e buonsenso.

Le spiagge di Tel Aviv sono tante e animate. Ci trovate bar per una colazione tradizionale (pane, verdure, insalata, marmellate, uova…) o internazionale, chioschi e ristoranti. Io sono stata tra le spiagge di Bograshov e Frishman, tra le più popolari e frequentate. Lì c’erano anche una palestra sulla sabbia e una piccola biblioteca sulla passeggiata, da cui prendere in prestito libri per la giornata: erano tutti in ebraico, purtroppo, ma l’iniziativa è interessante.

Passeggiare per Tel Aviv

Essendo a Tel Aviv per motivi di lavoro non ho potuto visitare tutta la città, ma un salto a Jaffa l’ho fatto. La Città Vecchia attrae turisti come il miele con le api, però resta comunque autentica e vale la pena visitarla girando a zonzo, accompagnati dai canti che provengono dalla moschea. Vicino alla storica Torre dell’Orologio – punto di riferimento importante per addentrarsi nella città vecchia – si trova il mercato delle pulci, pieno di prodotti realizzati a mano o usati, abiti, accessori, mobili, ceramiche e un sacco di altre cose, esposte in viuzze strette e caotiche. Parola d’ordine: contrattare. Jaffa Flea Market è aperto da domenica a giovedì, dalle 9 alle 17; il venerdì chiude alle 14.

Prima di lasciare Jaffa fermatevi in una delle sue panetterie, un trionfo di pagnotte, torte salate e dolci. E poi, dal lungomare godetevi la vista sul panorama della città che unisce antico e moderno, rigoroso e simpaticamente confuso. Del resto, l’anima di Tel Aviv è così.
Non lontano da Jaffa consiglio una passeggiata nello storico quartiere ebraico di Neve Tzedek: Shabazi Street è un susseguirsi di bar e negozietti carini. Andando un po’ più a nord, se siete appassionati di architettura non perdetevi boulevard Rothschild con i suoi edifici Bauhaus.

Street food a Tel Aviv

I mercati di Tel Aviv sono un insieme di odori che cambiano ogni due passi, colori e voci (anche musica ad alto volume e inviti a ballare, in alcuni casi). Quello alla moda e dedicato anche all’alta cucina è Sarona Market, il più grande mercato coperto di Israele. Qui ci sono negozi di frutta, verdura, dolci, wine bar (dicono che ogni pasto deve iniziare con un bicchiere di vino) e piccoli ristoranti che propongono sia la cucina tradizionale da street food sia una sua rivisitazione sfiziosa, oltre a cucina italiana, giapponese, messicana e di altri paesi ancora.

Insomma, a Sarona Market è meglio arrivare con un certo appetito. È un ottimo posto dove comprare olive (in vendita ce ne sono più di 50 tipi) e halva, il dolce tradizionale fatto con miele, zucchero e sesamo. È un ottimo souvenir da portare a casa perché resiste anche un anno, o almeno così mi hanno detto. Tra i chioschi del mercato si trovano quelli specializzati nella pita, una sorta di panino piatto, cibo povero oggi diventato gourmet.

Da Pita Basta (5 shekel la pita grande, 2 quella piccola) mi raccomandano di mangiarla piegata in avanti perché la salsa tahini (salsa al sesamo) gocciola fuori: qui credo siano testimoni di diversi “incidenti” sugli abiti, visto che preparano 250 pita al giorno.

Devo confessare che il mio ristorantino preferito è Junam, che propone un corposo elenco di… junam diversi. Mentre mi siedo sullo sgabello del bancone, le due ragazze che lo gestiscono mi spiegano che è un tipo di pane sottile fatto in casa che viene farcito non appena tolto dal forno con una serie di ingredienti, insalate e salse. La versione base è con carne di manzo, c’è poi quella classica shawarma fatta con petto di pollo mentre le versioni rivisitate sono con anatra affumicata, melanzane, cavolfiore, fave (da 44 a 55 shekel l’una).

Carmel Market (HaCarmel Street), invece, è il tipico mercato alimentare all’aperto, che occupa numerose vie del quartiere yemenita: è nelle stradine laterali che si scoprono ristoranti interessanti. Qui ho mangiato l’hummus (cioè la salsa a base di ceci) più buona di Tel Aviv, da Shlomo & Doron (Yishkon Street 29).

Tavolini all’aperto, nessun turista, anziani che già al mattino affondavano la pita nell’hummus; mi hanno raccomandato di usare un pezzetto piccolo di pita se no ci si riempie troppo e si gusta poco l’hummus. Sul tavolo sono arrivate anche delle cipolle crude: se si mangiano insieme all’hummus non sente il sapore della cipolla. Ci ho provato ed è vero. Di hummus qui se ne trovano di tradizionali e innovativi, ad esempio nella versione arricchita con una specie di chutney di mango o piccante alla messicana. Attenzione perché l’hummus si mangia a colazione e a pranzo, e Shlomo & Doron chiude verso le 15.

Al venerdì sera un appuntamento da non perdere è la cena dello shabbat, festa di tradizione ebraica: le informazioni, anche per le numerose esperienze legate al cibo che si possono fare a Tel Aviv, si trovano presso i punti di informazioni turistica in città. La serata del venerdì inizia nelle case private con una preghiera speciale, seguita da un brindisi e dalla cena. Il pane viene cotto a forma di treccia, e poi spezzato tra tutti i commensali. Si susseguono diverse portate, insalate di verdure miste, cavolfiore al forno, zuppa di pollo, hummus e tahini, pesce in umido.

Food Tour a Tel Aviv

Con Delicious Israel si possono prenotare dei food tour che non solo sono golosi ma che rappresentano anche un’immersione nella cultura di Tel Aviv: si assapora il gusto di questa città esattamente come un suo abitante. Ed è un sapore appagante, per tutti i sensi.

Autore

Francesca Binfarè
Francesca Binfarè
Giornalista e assaggiatrice curiosa, scrivo da sempre e ho un mio programma in radio. Laureata in Scienze Politiche ascoltando gli Oasis, ho vissuto a Dublino accompagnata dagli U2. Prima pavlova in Australia. Non mancano mai libri, canzoni, viaggi.