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Lubiana, a love story

La prima volta che sono stata a Lubiana, è capitato per caso e per amore.
Ma anche per fame, in qualche senso.

La prima volta a Lubiana: segui la trota

Mi spiego meglio. Con il mio compagno di allora avevamo i biglietti per il concerto dei Pearl Jam a Trieste e avevamo deciso di approfittarne per una piccola vacanza d’inizio estate (evento rarissimo, c’era da festeggiare!). Due notti a Trieste e una nell’agriturismo di una cantina “naturale” ai confini con la Slovenia, questo era il programma già definito con tanto di prenotazioni su Booking non cancellabili.

Dopo la prima notte in agriturismo però, i nostri piani cambiano. Al momento di pagare il conto – e le svariate bottiglie acquistate – tutti e due siamo irrimediabilmente attratti da un bigliettino che spicca tra i tanti esposti sulla scrivania con la cassa: un cartoncino bianco con la scritta del nome – Domacija Novak – e il disegno di una trota. Il ragazzo della cantina, visto il nostro interesse, ci fa:

è un posto fantastico e si mangia benissimo, dovreste proprio andarci. Non è lontano

Ci guardiamo e non c’è bisogno di aggiungere altro: si va a pranzo in Slovenia.
Una volta in macchina, proviamo a chiamare più volte ma nessuno risponde. Noi però siamo decisi e non cambiamo idea. Nel frattempo cerchiamo la località sul navigatore e scopriamo che non è esattamente oltre il confine, ma decisamente più in là. Appena prima di entrare in Slovenia – e dunque di perdere la connessione, eravamo ai tempi del roaming assassino – ci rispondono finalmente al telefono e ci dicono che stanno rientrando da una piccola vacanza in Italia, saranno lì nel tardo pomeriggio.

Nessun problema, ci andiamo a cena e ci fermiamo per la notte. E la stanza già pagata a Trieste?
Pazienza, c’è la trota che ci aspetta! Visto che dobbiamo perdere un po’ di tempo fino a sera, però, decidiamo di fermarci a Lubiana.

Non ricordo tantissimo di quella prima volta – la mia memoria si è a lungo concentrata sull’incantevole accoglienza e la cucina di Miriam Novak e su altri dettagli romantici che ho poi provveduto a cancellare – se non l’impressione di una città vivissima, coinvolgente, giovane e dinamica (perdonate l’espressione da guida turistica ma è proprio così), pulita e ordinata senza risultare noiosa.

Ricordo soprattutto la passeggiata al mercato mattutino che stava chiudendo, i draghi minacciosi e affascinanti che fanno la guardia all’omonimo ponte e il musicista da strada che suonava – da paura! – all’angolo del Triplo Ponte (Tromostovje), l’insolita struttura disegnata negli anni ’30 dall’architetto Joze Plecnik per collegare la bella piazza Preseren alla parte vecchia della città, sormontata dal castello. Lui era australiano, se non sbaglio, e raccontava di aver suonato con dei mostri sacri del rock. Non so se fosse vero ma a sentirlo suonare non era poi così inverosimile.

La seconda volta a Lubiana: draghi e assaggi

L’anno dopo per Pasqua siamo tornati con degli amici dai Novak, in quello che è stato uno dei nostri posti del cuore prima che lui decidesse garbatamente di andarci con un’altra (quanta poca fantasia, ragazzi!)
Quattro giorni di pace e grandi mangiate accanto al fiume dove si pescano le trote, una meraviglia. Ma non potevano non passare nuovamente da Lubiana, così abbiamo organizzato una breve gita di mezza giornata.

Al tiepido sole primaverile, abbiamo passeggiato lungo il fiume Ljubljanica, sul Breg (lungofiume) disseminato di strane sculture in ferro battuto che ritraggono altri draghi (anche se giuro che alcuni sembrano topi!), fermandoci a curiosare tra i banchi del mercatino dell’artigianato dove da una giovane artista ho comprato un grazioso quadretto che sta ancora all’ingresso di casa mia.

Abbiamo bevuto qualcosa a uno dei baretti su Krakovski Nasip – il prosieguo del lungofiume – e poi abbiamo attraversato nuovamente il Triplo Ponte per salire su al castello (ci si può inerpicare a piedi o prendere la funicolare) dove siamo andati a pranzo alla Gostilna Na Gradu , la “trattoria” – in realtà un bel locale moderno e curato – gestita da alcuni giovani cuochi allievi degli chef Ana Roš (che con Valter Kramar, almeno inizialmente, ne era anche socia) e Svetozar Raspopović. Na Gradu è dentro le mura del castello, in una posizione davvero unica, e propone una cucina tipica slovena – raccogliendo ricette tradizionali delle varie zone del Paese – rivista in maniera moderna; ricordo di aver mangiato bene anche se mi sarei aspettata qualcosa di più, ma erano giorni di festa e c’era una gran confusione.

La terza volta: shopping, vino e caffè a Lubiana

Il mese scorso sono tornata a Lubiana, da sola. Sono stata invitata per un bel viaggio stampa nella regione di Prekmurje, al confine con l’Ungheria e la Croazia, e l’ultima notte – dopo aver salutato con un buon espresso alla caffetteria del Museo Etnografico i compagni di viaggio con cui ho condiviso un’overdose di porco in tutte le sue forme e il bagno nella mitologica e miracolosa black water – mi sono fermata a Lubiana per questioni logistiche.

Dove dormire a Lubiana

Ho dormito all’Hotel Park- Urban&Green , un albergone a due passi dal centro che si vede fin da lontano con i suoi 12 piani ma è tutt’altro che un ecomostro: in omaggio alla filosofia green di Lubiana – Capitale Verde d’Europa nel 2016 – e dell’intera Slovenia, è un albergo incentrato sull’ecosostenibilità e sull’attenzione all’ambiente, dalle piccole alle grandi cose, e stanze e spazi comuni sono molto accoglienti. Organizzano attività e gite “green”, hanno le arnie sul tetto e una colazione niente male.

Cosa vedere e dove mangiare a Lubiana

Ora, io odio viaggiare – e ancor più mangiare – da sola ma non potevo resistere al fascino di Lubiana, così mi sono fatta coraggio e sono andata a fare una bella passeggiata verso il Breg. Lungo la strada mi sono resa conto di avere molta fame e mi sono fermata a prendere un trancio di pinsa. Ebbene sì, ho trovato Pinsa Rustika, un posticino aperto da italiani che fa una pinsa – focaccia condita che qualcuno spaccia come “antenata” della pizza al taglio romana – niente male, con un impasto leggero e buoni condimenti, e non mi sono sentita per nulla in colpa; dopotutto, era anche per lavoro.

Rifocillata, sono entrata nel vivo del Breg, pieno di giovani e famiglie che passeggiavano e tanta allegria nell’aria. Mi sono incantata a guardare la luna piena che saliva sempre più in alto nel cielo accanto alla torre del Castello, prima di trovare il coraggio di attraversare il Triplo Ponte e finire proprio là dove avevamo ascoltato la musica del chitarrista australiano. Ho fatto un po’ di shopping da GUD shop, un negozietto irresistibile pieno di cose carine e oggetti di design, in gran parte made in Slovenia.

Poi, ho deciso di affrontare la questione della cena: se proprio dovevo mangiare da sola, che fosse in un bel posto. Mi ero documentata e la mia scelta era ricaduta sul Monstera Bistro , un localino alle spalle di piazza Preseren, in una zona tranquilla, dello chef Bine Volčič. Da quello che avevo letto online è esattamente il genere di posto che adoro, un locale semplice e curato con una cucina giovane, non pretenziosa ma interessante. Mi ha ricordato il Retrobottega degli inizi – il mio ristorante preferito a Roma, tutt’oggi, e uno dei pochi posti dove vado a mangiare anche da sola – e vedere da Facebook che alcune persone che conosco erano state lì mi aveva convinta definitivamente. Peccato che abbia beccato una serata in cui il locale era stato prenotato al completo per una festa; nonostante le mie preghiere non c’è stato modo di trovarmi nemmeno uno strapuntino, e dunque addio cena tanto attesa! Forse voi sarete più fortunati di me e io vi invidierò.

Ho dovuto ripiegare sul vicino Petit Cafè, di cui avevo sentito parlare – per il caffè, a dir la verità – da Milan, che mi aveva accompagnato in giro per la Slovenia nei giorni precedenti: un locale suggestivo, dall’atmosfera decisamente retrò e vagamente francese, affacciato proprio sulla Piazza della Rivoluzione Francese (!), con le pareti ricoperte da poster in stile Art Nouveau, la musica un po’ triste ma bella e tavolini minuscoli. Ho ordinato due antipasti e un calice di vino in anfora – buono – ed è stata una delle cene peggiori della mia vita, quindi non mi sento proprio di consigliarlo come ristorante, ma magari ci si può andare a bere un caffè e a farsi prendere un po’ dalla malinconia.

Dopo cena, per riprendermi, sono andata a bere un bicchiere di Ribolla in anfora di Blazic, accompagnata da una selezione di formaggi, alla Vinoteka Movia: un piccolo e grazioso locale aperto dall’omonima cantina, Movia, tra le più rinomate della Slovenia soprattutto per i suoi vini spumanti, dove mi sono sentita molto a casa, tra tante bottiglie di vino, luci soffuse e begli oggetti vintage sparsi tra il bancone e i tavoli.

Il giorno dopo avrei voluto approfittarne per salire al Castello e provare qualche altro indirizzo ma la pioggia mi ha costretta a una sosta prolungata nell’unica tappa che sono riuscita a fare: quella da Stow Coffee Roasters , all’interno del Museo della Città di Lubiana.

Poco male, perché questa bella caffetteria dagli spazi ampi e moderni, arredati in modo minimalista ma curato e gestita dall’omonima torrefazione artigianale, è davvero un gran bel posto. Ben consigliata dai gentilissimi baristi – pronti a raccontarmi tutto sul caffè ma senza un grammo di spocchia da thirdwavers – ho bevuto un ottimo caffè lavato Single Origin AA KII dal Kenya, estratto col V60, accompagnato da una goduriosa fetta di brownie con la panna. Dopo, mi sono dovuta arrendere alla pioggia e mi sono completamente inzuppata tornando in hotel sotto la pioggia per andare a prendere il Flixbus che mi avrebbe portata a Trieste, ma questa è un’altra storia.

Morale: Lubiana è bellissima se si è innamorati, ma è una città che vale la pena visitare anche da soli.

 

Autore

Luciana Squadrilli
Luciana Squadrilli
Giornalista professionista, napoletana, ha iniziato a scrivere di cibo e viaggi dopo gli studi in marketing e comunicazione. Oggi collabora come free lance con guide e testate italiane e straniere, scrivendo soprattutto di ristoranti, pizza, olio extravergine e di Italia in generale per l'estero.
Ph Patrizia Corriero