Non avrei mai pensato che Lanzarote potesse stupirmi così tanto.
Non fraintendetemi, non ho mai avuto un pregiudizio negativo su questa isola, ma diciamo che ci sono capitata un po’ per caso. Ma – adesso posso dirlo – non per caso l’ho amata. I suoi colori, il contrasto emozionale tra la terra nera di lava e il bianco che si innalza nel cielo mi hanno letteralmente conquistata. Alla bellezza naturale si è aggiunta poi la magia delle creazioni di César Manrique, artista che ha davvero plasmato l’isola, rendendola un piccolo gioiello dell’Atlantico.
Se l’arte visionaria di Manrique ha reso Lanzarote elegante e affascinante, i profumi della sua cucina la rendono ogni giorno calda ed accogliente. Un mix di sapori autentici che creano un percorso immaginario dal nord al sud dell’isola, in cui il tragitto non è lineare perché il bello è proprio perdersi, e scoprire ogni angolo, e non dimenticarselo più. Appena sono arrivata a Lanzarote ho pensato di trovarmi sulla luna, e ne sono rimasta affascinata. Il suolo nero e caldo, le casette bianche e basse, le pendici dei vulcani in lontananza. Sopra tutto, un cielo terso e dei candidi gabbiani. La sensazione di trovarmi in un luogo altro, mai visto prima, mi ha accompagnato durante l’intero viaggio, organizzato un po’ per caso (e molto all’ultimo momento) all’inizio di agosto.
Dove mangiare a Lanzarote: bellezza e buon cibo
La Nasa Restaurante El Norte
Uno dei primi posti in cui mi sono immersa è stato Orzola, piccolo villaggio di pescatori a nord, conosciuto per le sue spiagge bianche e per i suoi ristorantini da cartolina. Uno tra tutti? La Nasa Restaurante El Norte, che propone la tipica grigliata mista di pescado del giorno: un piatto che è una vera esplosione di sapori dell’Atlantico, accompagnato spesso dalle papas arrugadas, le patate rugose cotte con la buccia, piccola scoperta gastronomica che ha segnato il mio viaggio.
// El Embarcadero, 6 Orzola
Da Orzola si dirama il sud dell’isola, ma io ho scelto di non percorrere la strada principale, provando invece a perdermi, o forse ritrovarmi, in luoghi non previsti. Come un vero flâneur ottocentesco, ho seguito le strade secondarie e sono arrivata alla Caleta de Famara, situata a ovest, vero paradiso per gli amanti del surf.
Restaurante Sol
Qui l’oceano riesce a dare il meglio di sé, scagliando le proprie onde verso riva, sfidando il volo dei gabbiani e regalando una brezza che ti scompiglia i capelli e il cuore. Ho camminato sulla sabbia umida, ho ammirato i surfisti che sfidavano la natura e ho giocato con gli aquiloni dei bambini. Dopo una lunga passeggiata sulla spiaggia sono arrivata al Restaurante Sol, un ristorante caratteristico con un bellissimo affaccio sulla spiaggia che accoglie i visitatori con i colori del suo interno e con il gusto tipico dei suoi piatti.
Un esempio su tutti? Le zuppe di pesce del giorno, il fritto di calamari e il mojo, una salsa tipica preparata con olio d’oliva, aglio e coriandolo con cui si accompagnano carne, pesce, patate e formaggio. Per i più curiosi esiste anche la variante mojo verde, con il prezzemolo, e per i più temerari il mojo rosso, con il peperoncino (da provare almeno una volta, anche se molto intenso!).
// Calle Salvavidas, 48, Caleta de Famara – Teguise
Da vedere: LagOmar
La bellezza di Lanzarote sta proprio nella sua capacità di conquistare attraverso i suoi mille volti: la natura, la gastronomia e l’arte, che si respira in ogni angolo. Uno dei luoghi che mi ero prefissata di vedere era infatti LagOmar: un complesso spettacolare di oltre 7000 mq costruito tra i resti di lava vulcanica da César Manrique, nonché ex dimora dell’attore Omar Sharif.
Scoprirlo è stato per me come entrare in un luogo fuori dal tempo (stessa sensazione che ho provato quando a Cadaqués ho scoperto la casa di Dalì). Attualmente LagOmar è composto sia da un ristorante che da un museo, ma quello che colpisce è la sua struttura, bianchissima, scavata nella roccia vulcanica, piena di piccoli terrazzi nascosti. Un luogo magico da cui gustarsi una copa de vino prima di cena, davanti alla piscina limpida e alle piante ornamentali che lo rendono uno dei gioielli assoluti dell’isola.
// Calle los Loros, 2 Nazaret
È ora di rimettersi in marcia, e di abbracciare il senso dell’avventura; è ora di scoprire il Parco Nazionale del Timanfaya. 5000 ettari di paesaggio vulcanico dal fascino lunare, dominato dal rosso e dal nero, che è stato riconosciuto dall’Unesco come Riserva della Biosfera. È proprio sul Timanfaya che ho scoperto un percorso mozzafiato tra i crateri dei vulcani, che è possibile effettuare solo a bordo dei pullman del parco (e su cui ho dovuto sfidare le mie vertigini, visti gli strapiombi che abbiamo sfiorato ad ogni curva!). La mia paura è stata però vinta da un panorama unico, che mi ha proiettato in un luogo quasi primordiale, a stretto contatto con i vulcani e con l’origine della terra.
Restaurante El Diablo
Dopo il percorso di circa 15 minuti sono arrivata a El Diablo, la statua di César Manrique nonché simbolo riconosciuto del parco. Non è un caso che di fianco sorga proprio il Restaurante El Diablo, anche questo progettato dall’artista e da cui si gode una vista unica sul vulcano. Vietato dimenticarsi la macchina fotografica, vietato non gustare la particolarità gastronomica di El Diablo: i piatti di carne cucinati sul calore della terra. Ebbene sì! Il cibo viene infatti cotto alla brace in un pozzo vulcanico, per la gioia dei turisti ma soprattutto dei loro palati. È per questo che El Diablo è uno dei place to be dell’isola: forse non il più intimo, né il più silenzioso. Ma per scoprire Lanzarote è sicuramente una tappa culinaria obbligata.
// Montaña del Fuego Carretera General Yaisa, Tinajo
Dopo aver assaggiato i piatti di El Diablo e aver saluto il Timanfaya, ho continuato il mio viaggio verso sud ovest, fino al Golfo e ai suoi paesaggi affascinanti, tra cui spicca il Charco de los Clicos, un lago verde smeraldo il cui colore è dato dalle alghe presenti nell’acqua. Un meraviglioso regalo della natura, che ho ammirato da una passeggiata suggestiva a picco sull’Oceano.
Pensavo di essere già stata conquistata da questa isola così suggestiva, invece mi mancava ancora la strada del vino, nella valle de La Geria. La regione dei vigneti di Lanzarote è uno spettacolo tanto unico quanto improvviso: non avrei mai detto, infatti, che un’isola vulcanica potesse prendersi cura dell’uva. Invece Lanzarote è anche questo, una strada indimenticabile ricca di piante di vite che spuntano rigogliose dal terreno, tra cui è possibile visitare numerose cantine vinicole e degustare il nettare di queste terre vulcaniche. Vino bianco, semidulce, dulce clàsico, rosado: la varietà che mi si è presentata è stata ampia e buonissima, soprattutto se degustata in una tipica cantina come la Bodega El Grifo. Mentre percorrevo questa strada, con il finestrino abbassato e il vento tra i capelli, ho assaporato il profumo della libertà, che mi torna sempre in mente nei momenti in cui mi sento felice.
Bodega de Uga
Oltre alla Bodega El Grifo, un’altra tappa obbligata è sicuramente la Bodega de Uga: un ristorante-cantina ricca di charme, in cui è possibile gustare alcuni piatti tipici come il salmone affumicato, vero piatto forte del posto, il tonno scottato in piastra o la tarta de queso preparata con latte di dromedaria. Da provare, e da innamorarsene perdutamente.
// Ctra. Playa Blanca-Arrecife, Km 21, Uga
Da vedere a Lanzarote: la Playa del Papagayo
Il viaggio attraverso Lanzarote mi ha portato a scoprire altri posti magici da visitare, ma non basterebbe un libro per raccontarli e per descriverli tutti. Queste ultime righe sono dedicate alla Playa del Papagayo, una delle 10 spiagge più belle al mondo secondo Tripadvisor. Una piccola caletta dai colori suggestivi, custodita da una strada sterrata, il cui viaggio vale la meta: ad attendere i più temerari, infatti, una sabbia finissima dorata e un mare cristallino.
È qui che ho sfidato il freddo dell’Oceano e mi sono tuffata con la mia maschera, scoprendo un fondale ricco di pesci colorati, ancora incontaminato. Dopo il lungo bagno, ad attendermi, un delizioso chiringuito a picco sul mare dove si può gustare un cocktail o una copa de vino, insieme alle tipiche puntillas, calamaretti fritti serviti caldissimi. Da questa vista meravigliosa ho ammirato i colori dell’isola e l’ho salutata al termine del mio viaggio, ringraziandola per il dono più bello che potesse farmi: permettermi di scoprirla.
Ciao Lanzarote, grazie per avermi accolta.
Autore
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Scrivo e viaggio, e ho reso queste due passioni un lavoro.
Ho vissuto a Copenaghen e ne ho amato la delicatezza perfetta; mi sono poi trasferita a Malta e sono stata conquistata dal suo caos vitale. Forse perché in fin dei conti amo l'autenticità, in ogni sua forma ma soprattutto in ogni suo dove.